Non esistono adolescenti difficili e non esistono quartieri difficili, l'etichetta "difficile" si limita a limitare. Il disagio sociale è solo in chi lo crea, come tanti bravi falsi profeti a scopo di lucro della nostra società. Il disagio sociale io lo vedo in uno stato che abbandona un quartiere, le sue famiglie, in uno stato che fa scappare i suoi giovani, uno stato che non mi rappresenta. Un popolo deluso non ha pochi mezzi, non ha poche idee da brevettare è semplicemente mal governato, lo stato non deve essere un malato corpo estraneo da trascinare, il mio stato sono io. Non esistono individui difficili, magari hanno bisogno di essere ascoltati, capiti e farsi tendere una mano, la pace è alla base della civiltà, delle più grandi vittorie e delle più sorprendenti rivoluzioni. Il mondo è tanto solido e allo stesso pieno di fragilità, ho imparato che chi giudica è un individuo limitato, pieno di paure, riguardanti tutto quello che gli può sembrare diverso, ed è paranoico perché la vita è un'incognita e se non accetta gli imprevisti, le diversità, non potrà essere in grado di viverla al meglio. Chi viene etichettato viene incluso o escluso automaticamente da un qualsiasi contesto, il tutto prende nome di ingiustizia sociale, senza buonismi, io credo che ci sia da attivare la mente, ma soprattutto il cuore.
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