Scritta da: Silvana Stremiz

Alba

Odoravano i fior di vitalba
per via, le ginestre nel greto;
aliavano prima dell'alba
le rondini nell'uliveto.
Aliavano mute con volo
nero, agile, di pipistrello;
e tuttora gemea l'assiolo,
che già spincionava il fringuello.
Tra i pinastri era l'alba che i rivi
mirava discendere giù:
guizzò un raggio, soffiò su gli ulivi;
virb... disse una rondine; e fu
giorno: un giorno di pace e lavoro,
che l'uomo mieteva il suo grano,
e per tutto nel cielo sonoro
saliva un cantare lontano.
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Silvana Stremiz

    Dalla spiaggia

    C'è sopra il mare tutto abbonacciato
    il tremolare quasi d'una maglia:
    in fondo in fondo un ermo colonnato,
    nivee colonne d'un candor che abbaglia:
    una rovina bianca e solitaria,
    là dove azzurra è l'acqua come l'aria:
    il mare nella calma dell'estate
    ne canta tra le sue larghe sorsate.
    O bianco tempio che credei vedere
    nel chiaro giorno, dove sei vanito?
    Due barche stanno immobilmente nere,
    due barche in panna in mezzo all'infinito.
    E le due barche sembrano due bare
    smarrite in mezzo all'infinito mare;
    e piano il mare scivola alla riva
    e ne sospira nella calma estiva.
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Silvana Stremiz

      Scalpitio

      Si sente un galoppo lontano
      (è la...? ),
      che viene, che corre nel piano
      con tremula rapidità.
      Un piano deserto, infinito;
      tutto ampio, tutt'arido, eguale:
      qualche ombra d'uccello smarrito,
      che scivola simile a strale:
      non altro. Essi fuggono via
      da qualche remoto sfacelo;
      ma quale, ma dove egli sia,
      non sa né la terra né il cielo.
      Si sente un galoppo lontano
      più forte,
      che viene, che corre nel piano:
      la Morte! La Morte! La Morte!
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Silvana Stremiz

        Il fiume

        Fiume che là specchiasti un casolare
        cò suoi rossi garofani, qua mura
        d'erme castella, e tremula verzura;
        eccoti giunto al fragoroso mare:
        ed ecco i flutti verso te balzare
        su dall'interminabile pianura,
        in larghe file; e nella riva oscura
        questa si frange, e quella in alto appare;
        tituba e croscia. E là, donde tu lieto,
        di sasso in sasso, al piè d'una betulla,
        sgorghi sonoro tra le brevi sponde;
        a un po' d'auretta scricchiola il canneto,
        fruscia il castagno, e forse una fanciulla
        sogna a quell'ombre, al mormorìo dell'onde.
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Silvana Stremiz

          Pioggia

          Cantava al buio d'aia in aia il gallo.
          E gracidò nel bosco la cornacchia:
          il sole si mostrava a finestrelle.
          Il sol dorò la nebbia della macchia,
          poi si nascose; e piovve a catinelle.
          Poi fra il cantare delle raganelle
          guizzò sui campi un raggio lungo e giallo.
          Stupìano i rondinotti dell'estate
          di quel sottile scendere di spille:
          era un brusìo con languide sorsate
          e chiazze larghe e picchi a mille a mille;
          poi singhiozzi, e gocciar rado di stille:
          di stille d'oro in coppe di cristallo.
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Silvana Stremiz

            Il Pesco

            Penso a Livorno, a un vecchio cimitero
            di vecchi morti; ove a dormir con essi
            niuno più scende; sempre chiuso; nero
            d'alti cipressi.
            Tra i loro tronchi che mai niuno vede,
            di là dell'erto muro e delle porte
            ch'hanno obliato i cardini, si crede
            morta la Morte,
            anch'essa. Eppure, in un bel dì d'Aprile,
            sopra quel nero vidi, roseo, fresco,
            vivo, dal muro sporgere un sottile
            ramo di pesco.
            Figlio d'ignoto nòcciolo, d'allora
            sei tu cresciuto tra gli ignoti morti?
            Ed ora invidii i mandorli che indora
            l'alba negli orti?
            Od i cipressi, gracile e selvaggio,
            dimenticàti, col tuo riso allieti,
            tu trovatello in un eremitaggio
            d'anacoreti?
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Silvana Stremiz

              Patria

              Sogno d'un dì d'estate.
              Quanto scampanellare
              tremulo di cicale!
              Stridule pel filare
              moveva il maestrale
              le foglie accartocciate.
              Scendea tra gli olmi il sole
              in fascie polverose;
              erano in ciel due sole
              nuvole, tenui, róse:
              due bianche spennellate
              in tutto il ciel turchino.
              Siepi di melograno,
              fratte di tamerice,
              il palpito lontano
              d'una trebbiatrice,
              l'angelus argentino...
              dov'ero? Le campane
              mi dissero dov'ero,
              piangendo, mentre un cane
              latrava al forestiero,
              che andava a capo chino.
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: Silvana Stremiz

                Il mendico

                Presso il rudere un pezzente
                cena tra le due fontane:
                pane alterna egli col pane,
                volti gli occhi all'occidente.
                Fa un incanto nella mente:
                carne è fatto, ecco, l'un pane.
                Tra il gracchiare delle rane
                sciala il mago sapiente.
                Sorge e beve alle due fonti:
                chiara beve acqua nell'una,
                ma nell'altra un dolce vino.
                Giace e guarda: sopra i monti
                sparge il lume della luna;
                getta l'arti al ciel turchino,
                baldacchino
                di mirabile lavoro,
                ch'ei trapunta a stelle d'oro.
                Vota la poesia: Commenta