Scritta da: Silvana Stremiz
Da lungi par che come fiamma lustri,
né sia di terra cotta, né di marmi.
Come più m'avicino ai muri illustri,
l'opra più bella e più mirabil parmi.
E seppi poi, come i demoni industri,
da suffumigi tratti e sacri carmi,
tutto d'acciaio avean cinto il bel loco,
temprato all'onda ed allo stigio foco.
dal libro "Orlando furioso" di Ludovico Ariosto
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    Sei giorni me n'andai matina e sera
    per balze e per pendici orride e strane,
    dove non via, dove sentier non era,
    dove né segno di vestigie umane;
    poi giunsi in una valle inculta e fiera,
    di ripe cinta e spaventose tane,
    che nel mezzo s'un sasso avea un castello
    forte e ben posto, a maraviglia bello.
    dal libro "Orlando furioso" di Ludovico Ariosto
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      Ma, come quel che men curato avrei
      vedermi trar di mezzo il petto il core,
      lasciai lor via seguir quegli altri miei,
      senza mia guida e senza alcun rettore:
      per li scoscesi poggi e manco rei
      presi la via che mi mostrava Amore,
      e dove mi parea che quel rapace
      portassi il mio conforto e la mia pace.
      dal libro "Orlando furioso" di Ludovico Ariosto
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        Così il rapace nibio furar suole
        il misero pulcin presso alla chioccia,
        che di sua inavvertenza poi si duole,
        e invan gli grida, e invan dietro gli croccia.
        Io non posso seguir un uom che vole,
        chiuso tra' monti, a piè d'un'erta roccia:
        stanco ho il destrier, che muta a pena i passi
        ne l'aspre vie de' faticosi sassi.
        dal libro "Orlando furioso" di Ludovico Ariosto
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          Tosto che 'l ladro, o sia mortale, o sia
          una de l'infernali anime orrende,
          vede la bella e cara donna mia;
          come falcon che per ferir discende,
          cala e poggia in un atimo, e tra via
          getta le mani, e lei smarrita prende.
          Ancor non m'era accorto de l'assalto,
          che de la donna io senti' il grido in alto.
          dal libro "Orlando furioso" di Ludovico Ariosto
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            Tra casa di Maganza e di Chiarmonte
            era odio antico e inimicizia intensa;
            e più volte s'avean rotta la fronte,
            e sparso di lor sangue copia immensa:
            e però nel suo cor l'iniquo conte
            tradir l'incauta giovane si pensa;
            o, come prima commodo gli accada,
            lasciarla sola, e trovar altra strada.
            dal libro "Orlando furioso" di Ludovico Ariosto
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              Così dice egli, e torna al suo destriero,
              e di quella animosa si fa guida,
              che si mette a periglio per Ruggiero,
              che la pigli quel mago o che la ancida.
              In questo, ecco alle spalle il messaggero,
              ch': - Aspetta, aspetta! - a tutta voce grida,
              il messagger da chi il Circasso intese
              che costei fu ch'all'erba lo distese.
              dal libro "Orlando furioso" di Ludovico Ariosto
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                E poi ch'al fin le parve esserne chiara,
                gli disse: - Cavallier, datti riposo,
                che ben può la mia giunta esserti cara,
                parerti questo giorno aventuroso.
                Andiam pur tosto a quella stanza avara,
                che sì ricco tesor ci tiene ascoso;
                né spesa sarà invan questa fatica,
                se fortuna non m'è troppo nemica. -
                dal libro "Orlando furioso" di Ludovico Ariosto
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                  Scritta da: Silvana Stremiz
                  Pensai per questo che l'incantatore
                  avesse amendui colti a un tratto insieme,
                  e tolto per virtù de lo splendore
                  la libertade a loro, e a me la speme.
                  Così a quel loco, che chiudea il mio core,
                  dissi, partendo, le parole estreme.
                  Or giudicate s'altra pena ria,
                  che causi Amor, può pareggiar la mia. -
                  dal libro "Orlando furioso" di Ludovico Ariosto
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                    Scritta da: Silvana Stremiz
                    D'un bel drappo di seta avea coperto
                    lo scudo in braccio il cavallier celeste.
                    Come avesse, non so, tanto sofferto
                    di tenerlo nascosto in quella veste;
                    ch'immantinente che lo mostra aperto,
                    forza è, ch'il mira, abbarbagliato reste,
                    e cada come corpo morto cade,
                    e venga al negromante in potestade.
                    dal libro "Orlando furioso" di Ludovico Ariosto
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