Poesie dal Libro:Pennellate di Sicilia

Autore:
Giuseppe Stracuzzi
Editore:
Autoprodotto

Traghettando

Il forestiero che traghetta il mare,
s'avvicina all'isola feconda
di cultura, di miti, di leggende,
muove pensieri nei remoti antri
vissuti dai ciclopi
in profonde voragini del tempo,
segue il passo di primi esploratori:
sicani, siculi, e fenici
che conobbero l'arte della stella
che insegnò la rotta ai naviganti
e diedero principio
alla trafila degli andirivieni.
Mozia, Solunto, Lilibeo, Palermo,
Monte Adranone, Erice, Mazara...
sono pietre miliari sui sentieri
percorsi dai cavalli degli albori
di cui trascina l'eco la corrente
del fiume che percorre
la palude oscura di millenni.
Il tempo non invecchia,
diventa sempre nuovo,
nel suo fluir trasporta sulla cresta
ondate di ricordi
a spettatori attenti sulla riva.
Sicilia è agglomerato di sapere
sepolto sotto ammassi di cultura,
fa sentire nel cuore la sua storia
ed invoglia a scavare nel suo grembo.
Dal petto scarno di cattivi figli
che esportano soprusi
la sua mafia dirocca le frontiere,
ma le virtù coronano il suo corpo
di madre pia, le dilette figlie
Agata, Lucia, Rosalia
hanno spanso dell'isola il vapore,
e vento teso che sopporta il peso
del suo dolore scuote col martirio
i cardini del male.
Cara Sicilia la tua veste è adorna
di cielo stelle sole monti mare
e cosparsa di fiori di pensieri,
sei convoglio gigante, la tua nave
confonde il passeggero
e lo conduce negli oscuri siti
popolati di mostri e di sirene.
Sfogliando i covoni una ad una
raccontano le spighe il tuo sapore,
ogni granello rende un libro pieno.
dal libro "Pennellate di Sicilia" di Giuseppe Stracuzzi
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    Sfogliando pagine del libro
    dove si leggono poesie
    che la stagione pubblica
    mi fermo davanti agli occhi
    di un ciliegio che scrive versi,
    l'opera si presenta al vicinato
    con l'orgoglio festoso di chi dona.
    Tutti vogliono leggere la storia.
    E io che ascolto i versi
    della campagna
    trafugo al vento l'alito di fiori
    traggo debutto da forbiti aloni
    dall'eco attratto di reviviscenza,
    andatura commista di giulebbe
    e peso amaro sui gradini stanchi,
    m'affanno piazzando sui fogli
    di carta immagini per imitarlo,
    e mi vanto pittore.
    dal libro "Pennellate di Sicilia" di Giuseppe Stracuzzi
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      Le catacombe dei frati cappuccini

      Siamo a Palermo,
      nei sotterranei del convento
      dei cappuccini
      vegliano passeggieri imprigionati
      dentro nicchie di vetro,
      il tempo incatenato dall'inganno
      dell'arte umana
      scopre a visitatori ammutoliti
      le grida imbalsamate.
      Il silenzio potente
      di labbra senza voce
      strappa lacrime mute agli occhi accesi.
      Gli occhi spenti
      guardano profondamente forte,
      fanno sentire brividi di ghiaccio,
      accendono pensieri
      più profondi del buio dei misteri.
      Poveri morti corpi inginocchiati
      davanti alle lusinghe della vita
      con le mani sospese ad implorare
      una goccia di luce...
      Poveri morti corpi imprigionati
      dentro le vertigini del tempo
      rimasto fermo
      nei sotterranei bui, rotto a tratti
      dal calpestio di vacanzieri erranti
      e qualche guizzo
      di digitali accesi ad ogni passo.
      Una bambina
      sospesa dietro il vetro della nicchia
      si specchia nello specchio
      di visitatori e conta gli anni
      come cifre cresciute a dismisura,
      scopre dentro i palpiti del tempo
      i pensieri atterriti degli sguardi,
      in questo mare estremo che traspare
      come uno specchio icastico
      implora un qualche senso che trapela
      dagli occhi fino al cuore
      e fa sentire un brivido che passa
      come un avviso a non sprecare invano
      la brevità di luce del cammino.
      dal libro "Pennellate di Sicilia" di Giuseppe Stracuzzi
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