Nel grigiore di un giorno di festa,
tu entrasti per far splender la sera.
Eri tacita, con l'aria un po' mesta,
ma negli occhi la luce non c'era.
Senza voce rimasi ed un plauso
valutò la bellezza del viso;
la tua voce era un suono di flauto,
mi specchiai nel tuo dolce sorriso.
Può mai esistere siffatta bellezza,
fatta donna per gli occhi mortali?
Oh Gesù, che non sia certezza
la rinuncia a dei sogni ineguali.
Nel tuo cuore entrai malgrado,
col rifiuto a non ceder di poco;
fu allor che s'accese quel dardo,
che bruciò il mio cuor come fuoco.
Non ebbi carezze, né amore,
ma rispetto infinito nel poi;
la tua chiara onestà e l'onore
eran segni d'accordo tra noi.
Il mio cuor anelava al convivio
di una tenera vita d'insieme;
tanto vano e inespresso il desio
di mancata famiglia al suo seme.
Oh lettor che tu leggi di fretta,
orsù rifletti le pene cruciali,
di quell'alma che ancora si aspetta,
poter vivere giornate speciali.
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