Un modo puro e feroce accompagnava i tuoi gesti,
due occhiali scuri da diva per beffeggiare la stanchezza,
una fascia stretta per accontentare il dolore,
quale fosse la direzione, sempre, eri lì, puntuale alla fermata
di un treno spesso poco facile e molto scomodo.
Piegando il tuo corpo, allungando i tuoi muscoli,
cercavi un equilibrio tra il cielo e la terra,
provavi a staccarti dal suolo , cercavi l’aria come un uccello,
e l’aria t’ accoglieva felice per poi appoggiarti morbida al suolo.
Un angelo di gomma, sfidato dal destino, strapazzato dal dolore,
lottando contro il vento, hai di nuovo dimostrato la tua forza
riempiendo l’aria di una nuova bellezza, ed ora, mio piccolo angelo ferito,
ricomincia a danzare, ora puoi farlo fino a volare
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