Figlio d'una poesia
Petali strappati ad un fiore
sono i giorni che si contano con le dita,
a che serve il piacere dell'amore,
se finisce con la morte di una vita?
Ogni giorno, proprio al sorgere del sole,
c'è una donna che si sente in alto mare,
e di fronte ad una scelta che fa male,
deve decidere se fermarsi o continuare.
E mentre credi di essere sola nel cammino
e non sei pronta per superare la nuova sfida,
dentro di te, c'è già il suo piccolo cuoricino,
che batte forte perché ti vede come una guida.
C'è accanto un uomo, che un giorno lui chiamerà papà,
e lassù in cielo un altra donna che guarda in giù,
che fanno conto sulla tua grande capacità,
di farti forza, stringendo i pugni, e guardando in su.
Siamo rondini nel cielo, e siamo fatti per volare,
c'è una voce che ti dice: ti prego non sparare!
C'è una luce che ti segue, ed illumina il cammino,
e sarà la tua allegria, la tua forza, il tuo bambino.
Cara mamma, se mi ascolti, ti prego non sparare,
voglio vivere la vita, voglio vincere e volare,
avrò cura dei tuoi giorni, come l'ape al suo alveare,
quando guarderai i miei occhi, non mi vorrai mai più lasciare...
Ed un giorno un po' invecchiata, nel cassetto della vita,
leggerò fra i tuoi gioielli questa splendida poesia,
e asciugandomi una lacrima, ringrazierò questo poeta,
che ha salvato la tua vita, ed ha salvato anche la mia!
Composta venerdì 15 aprile 2011
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