Come chi mira in ciel fisso le stelle,
sempre qualcuna nuova ve ne scorge,
che non più vista pria, fra tanti sorge
chiari lumi del mondo, alme, fiammelle;
mirando fisso l'alte doti e belle
vostre, signor, di qualcuna s'accorge
l'occhio mio nova, che materia porge,
unde di lei si scriva e si favelle.
Ma, sì come non può gli occhi del cielo
tutti, perch'occhio vegga, raccontare
lingua mortal e chiusa in uman velo,
io posso ben i vostri onor mirare,
ma la più parte d'essi ascondo e celo,
perché la lingua a l'opra non è pare.
dal libro "Rime. Vol. 2" di Gaspara Stampa
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