Come un grottesco funambolo
d'un circo infernale.
Gravitano lame di forbici taglienti,
lucide cesoie,
a lambire i miei fili esistenziali
- circuiti elettrici -
Mòire sugli spalti a tesserne le trame,
scorbutiche ed oscure.
Traballo
zoppicando,
su un ineluttabile dis-equilibrio,
di sbieco
obliqua
inclinata
declinata
reclinata
instabilità dei giorni
in-definizione di pensieri notturni
_così
al confine di buio e luce
come
di bianco e nero
e dentro e fuori
io
sul filo del rasoio
come arma inesorabile,
inevitabile,
mi spacco le piante
per affondare e tenere,
sbilanciando lo sguardo
verso ciò che so
e ciò che devo sapere.
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