A Enrico Caruso…
Non fu che il primo canto fortunato
quel del vagito che s'udì sì forte
al primo piano e rimbombò alle porte
d'ogni palazzo in via San Giovanniello.
Fu il pianto del fenomeno ch'eri nato
per porre fine a quella triste sorte
che si accanì ben diciassette volte
sferrando mortal colpo al tuo fratello.
Enrico dei Caruso fosti chiamato:
al fabbro Marcellin e sua consorte,
Anna Baldini, le speranze tolte
deiscenti fur con te, loro granello.
Di umor mutevole e scatto sì immediato
ma sempre dolce e di natur solerte
benché apparisti puntiglioso a volte
scritto sull'acqua il tuo rancor fu quello.
Ancor bambino e già prodigio innato
le prime basi della canora arte
ti furon date dal mio bisnonno in parte,
Raffaele, maestro di piano e ritornello.
Da allor più forte al canto appassionato
nei cori in chiese e nei teatri inoltre
la voce tua sia giorno che di notte
venne apprezzata a nome Carusiello.
Allo "Strasburgo" a Napoli scritturato
cantasti anche al "Gambrinus" note alte
ma la tua fama dovea sconfinar oltre
dall'Italia, finanche da Parigi con l'Othello.
Così ti arrise il gran successo attuato
grazie a quel timbro portato sino a corte
e le attenzion di illustri autor rivolte
ma nel tuo cuor restasti Carusiello.
E se il più gran tenor di tutti i tempi
ti decretaron unanimi i consensi
a Napoli lasciasti la tua voce:
rimbomba nel riposo a San Giovanniello.
Composta mercoledì 27 novembre 2013
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