Scritta da: Silvana Stremiz

Dortmunder

Nella magica penombra omerica
oltre la guglia rossa di santuario
io nullo lei scafo regale
di fretta verso la luce viola verso l'esile musica K'in della mezzana.
Lei mi è davanti nel padiglione illuminato
a reggere le schegge di giada
lo sfregiato segnacolo della calma dei puri
gli occhi gli occhi neri finché l'oriente plagale
non risolverà la lunga frase della notte.
Poi, come un rotolo, piegata,
e la gloria della sua dissoluzione ingrandita
in me, Abacúc, feccia dei peccatori.
Schopenhauer è morto, la mezzana
mette da parte il suo liuto.

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