Dal sogno alla realtà
S'imprigionava nei miei sogni ogni sera,
diventava ciò che volevo fosse
conversava le lingue che sapevo parlare,
giocava agli spassi che volevo fare,
vestiva di chiaro e mi stringeva la mano,
tra prati città e spiagge lontano
con lui correvo e mai mi fermavo.
Passava la notte in fretta
e appariva il mattino;
se ne andava dissolvendosi,
sfolgorando come stella
nel primo respiro che da sveglia esalavo
mentre il sole piano schiariva
e tra le mie ciglia con i suoi raggi appariva.
Cedeva sul mio cuscino una lacrima,
e sulla mia guancia una carezza.
Risuonava durante il giorno la sua risata,
nella mia mente fiduciosa
che voglia della notte mi dava
e paura del buio mi contestava.
Ora sono donna e sono moglie,
non sogno più un gioco fanciullesco
della triste realtà mi deturpo,
e da bambino ora lui è uomo,
la notte non aspetta gli incanti,
di carne è adesso plasmato,
mi prende l'anima e il corpo a suo volere,
a quando era fanciullo, non è per nulla uguale,
concepisce poco amore e molto astio
crudele mi mortifica nel suo gioco,
la mela del peccato è il frutto di cui mi sfama,
di semplicità non e fatta la sua brama,
non corre e non ride nel crudele sguardo,
la sua risata non echeggia durante il giorno,
solo le sue urla se non è assecondato
nel nero della notte non brilla,
e la sua mano, non lascia sul mio viso una carezza.
Matrimonio frustrato che non finisce al mattino,
bagna adesso una lacrima ancora,
il mio cuscino.
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