Ero al balcone della tua fortuna
e guardavo un cavallo, o monumento,
pari a un discorso fisso senza data.
Se tu domandi ciò che vedo intorno
alla giustizia, ti dirò che il volto
della paura ha un senso maledetto,
ti dirò che cercare il rosmarino
o le felci nel buio di un teatro
è come ricordare il paradiso
e i colli della prima giovinezza,
ti dirò di cercar la voce nuova
di cui io forse sono sentimento
e che profonda come la tua voce
mi tolse dall'inferno del sapere.
Quella cultura che forse mi devasta
non è altro che un suono dell'amore
e la chiusura della sua speranza:
egli morì di folle sentimento
come attaccato a un germe di vergogna
e si rinnova in estasi profonda
e si rinnova a ogni rinverdire
di fronde, come fosse là nel solco
di quel cortile cieco e maledetto
dove questo poema si conclude
dentro una forza fredda di natura.
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