Il cielo spalancava la ferita,
il suo cuore restava definito,
ma i rivoli dei raggi zampillavano
soffusamente ovunque. Mi macchiava
l'anima dello sguardo liberatasi
dal corpo delle palpebre, al momento
di quella morte ch'era il mio risveglio,
dopo la lunga vita del suo sonno.
Mi sembrava chiamare con il grido
della materia ch'era senza voce
a che li richiudessi e la zittissi
e ritrovasse in me la buia crosta
che invocava – credette di morire.
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