Scritta da: Andrea De Candia
Muoio ogni volta nel e con il sonno.
Mi seppellisco sotterraneamente
nella mia personale oscurità.
So che nessuno viene a farmi visita,
la mia stanza è una camera ardente,
il lenzuolo che scelsi in incoscienza
la bara bianca per la mia anima
dannata ad un'eterna fanciullezza,
la testa che non sa non fuoriuscirvi
è testimone di una volontà
chiamata insepoltura sulla nuda
terra dell'aria. Ma la notte sola
crede a quest'antichissima menzogna,
discende con la sua pupilla alata
come una madre a contemplare abissi
di un figlio morto in un affondamento.
L'insonne "d'una tantum nella vita"
l'ha già compreso: il corpo le rimane
in alto, inafferrabilmente veste
nero, ch'è assenza d'una nuda luce.
Nel tempo azzurro furono annegati
quegli angeli di stelle che ora appaiono
immobili a versarsi come lacrime.
E la luna ch'è cranio distaccato
dal ricordo dell'ossa sottostanti
è manifestazione solidale
d'ipocrisia! Le fasi fingon d'essere
la decomposizione, il suo raggiungere
quel nulla ch'è la cenere del buio...
(e vola via, dimentica il cadavere!)!

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