Il tempo nella sua carne di spazio
dolore si procura, masochista,
si conficca la spina della luna
nel fianco di una notte che essa traccia,
perché gridi la luce da ferita,
e sanguini il riflesso ormai caduto
negli abissi dell'aria discendente,
la terra è come fossero le fauci
spalancate in attesa ed impassibili,
la palpebra, l'abbassamento, tutto
l'abisso che dilata la pupilla
nell'interiorità ch'è detta sonno
è far da crosta a tutto quest'evento.
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