Scritta da: Andrea De Candia
Il tempo nella sua carne di spazio
dolore si procura, masochista,
si conficca la spina della luna
nel fianco di una notte che essa traccia,
perché gridi la luce da ferita,
e sanguini il riflesso ormai caduto
negli abissi dell'aria discendente,
la terra è come fossero le fauci
spalancate in attesa ed impassibili,
la palpebra, l'abbassamento, tutto
l'abisso che dilata la pupilla
nell'interiorità ch'è detta sonno
è far da crosta a tutto quest'evento.

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