Sole caduto martire
nella terra del mare
e seppellito subito
e senza avere esequie.
Dallo spartito nero della notte
i timpani delle pupille udirono
lo scriversi di musiche stellari.
Suona in silenzio il suo lamento funebre
e lo rende in materia inalterato.
E gli echi dei ricordi vi si affacciano
la madre Dio ha vestito
la sua pupilla a lutto,
per non vedere altro
che il suo dolore espandersi infinito
oltre sé stessa, ritornando in sé.
Ma dal suo volto oscuro
la folla degli insonni
vede scendere immobile
la lacrima di cenere di luce
di ogni stella apparsa che resiste
aggrappata al ricordo
della carne di un tempo
perché avverte la decomposizione
perché ormai fuori è il cranio della luna
perché non sia sommerso,
ultimo minerale della vita,
da tutte le altre ossa che son buio.
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