Morte era buio, la sua cecità –
inguaribile notte, insonne l'offro
la medicina della pelle mia –
il vento è labbro che respinge e va
indietro, si fa trapassare. Invano.
Cura da sé l'essenza. Non c'è occhio
all'infuori di luna a illuminare,
solo donano visione di luce
come fossero piante da nessuno
le stelle, il suo dolore manifesto
nello spezzettamento e nel riflesso.
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