Una debole luce
nell'angolo della stanza
rischiara sulle parete umide
una fotografia di altri tempi,
la musica accompagna
miserabilmente pensieri
vecchi di cento anni fa.
Occhi immobili penetrano
nel cuore atrofizzato,
scrutano silenziosi
pezzi di carne acquosa
fulminando senza pietà
l'ultimo battito di vita.
Le membra di un corpo
si abbandonano lentamente,
si distendono al ritmo miserabile
di suoni e voci estranei,
tutto l'essere si rianima
di una essenza vagamente umana.
Sente di essere ancora vivo,
sente in se la materia vitale
scorrere nelle vene bucate,
alza lo sguardo vitreo
alla solitudine di un estasi,
poi china il capo su assi di ossa e
boccheggiando nelle spire
del suo paradiso artificiale
si lascia andare.
Composta giovedì 20 maggio 2010
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