I miei resti sono piume mutate in code
e unghia in artigli
con spiragli di ragione entro conche di follia
narcisi avvizziti
mirto e cervo in sacrificio
altari come grandi sepolcri
occhi chiusi
e braccia a croce sul seno
ché la stanchezza è mia
in questa inconsistente esistenza
e come un rapace mi schianto
tra il primo fulmine e l'ultima nuvola
a grattare cielo e scrostarlo
e che i pezzi cadano in bolgia.
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