Mi è antico questo mare,
si fa rivolo e corso interiore,
a ridosso d'una mareggiata crepuscolare.
Mi coglie la china
e mi abbandona sulle rive dell'anima
ventuno grammi di detriti,
macerie di onde crudeli
che mi lasciano il cuore bagnato
e che nessun vespro fragile
ha la forza d'asciugare.
Ed è pianto
che s'infrange sui polmoni
come fossero scogli
e l'urto d'una labile memoria
s'inabissa in fondali
e lento
e calmo
e spasmodico
ed in tumulto,
questo mare che mi è coscienza devastata,
lo trascrivo su fogli d'alga
con inchiostro salmastro,
sul bagnasciuga d'un ricordo mesto.
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