Radio tre (canzone jazz)
Francese e nobile
palato tremulo
la lingua scivola
ma non incespica
confonde il misero
che ascolta timido
discorso aulico
parola effimera
concetto etereo
pensiero gracile
seme di arachide
venduto ad atomi
per farne olio
di nebbia inutile
che presto evapora
come uno spirito.
Deterge esausto
labiale frivola.
Saliva rancida
risucchia rapido.
È stanco, immagini.
Deve ormai cedere.
Ma un arzigogolo
incomprensibile
verbale colica
riprende intrepido.
Rimani attonito.
Lo sguardo vitreo.
Sudore a rivoli.
Ma lui continua:
dietro l'anonima
cortina eterea
comprende d'essere
irraggiungibile
dal tuo penultimo
scatto di collera.
Poi come al povero
si fa elemosina
ti annunzia il prossimo
brano di musica.
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