Signore
Signore, non so più pregare.
Signore, non riesco più a pregare.
Signore... Arrivata chissà come, qui.
Tra sapori di borgo antico, case affacciate tra loro,
gruppi di donne sedute vicino all'uscio
a raccontare storie del passato,
lampioni dal dolce color dorato,
a rispecchiare il tempo che fu.
Non so come,
non so quando,
ma ora sono qui dinanzi a questo gran portone
di questa cattedrale, immersa dagli antichi sapori,
dal fascino storico primeggianti colori di terra.
Signore, non so più pregare.
Signore, non riesco più a pregare.
Signore...! Sento la tua voce, ma!
Entro, segno di croce, m'inginocchio.
Alzo lo sguardo,
mi sento come entrata in una grande boscaglia.
Piccoli raggi di luce
penetrano attraverso quelle piccole finestrelle
Lungo il percorso che precede l'altare,
distolgono il mio sguardo
gli altari di marmo stile barocco,
quadri raffiguranti Madonne, Santi.
Signore, non so più pregare.
Signore, non riesco più a pregare.
Signore...! Sento la tua voce, più vicina che mai.
Arrivata all'altare maggiore,
splendida visione per i miei occhi,
luce meravigliosa per il mio cuore,
incantevole sensazione sente la mia anima
Altare dalle mille meraviglie, luci.
Una luce splendente appare ai miei occhi,
mamma con bambino,
ricomincio a pregare, il mio sguardo rivolta a te
Madonna dello Sterpeto, a me il pensiero di madre.
Signore, mi hai chiamata a te,
affinché tornassi a pregare?
Io che credevo di non saper più pregare
D'un tratto la boscaglia diventa una reggia luminosa,
candele con fiammelle danzanti,
al suono dell'organo, e voci bianche.
Il mio cuore sorride, la mia anima gioisce sto pregando.
Signore, tu che tutto puoi, ti do queste mie mani vuote,
ma ricche d'amore,
fa che tornino a dare carezze di mamma,
abbracci di mamma.
Una mamma.
Attraverso il percorso a ritroso,
tutto appare magica atmosfera.
Rivolgo lo sguardo all'altare inchino il capo,
segno di croce, esco dal grande portone.
Sorride il mio cuore.
Signore parte 2°
Quel giorno.
Dopo essere uscita dalla Cattedrale di Santa Maria Maggiore,
mi sentivo rinata con tanta voglia di pregare; ma ad un tratto quelle strade antiche al mio passaggio sembravano piano piano stringersi sempre di più.
Le donne dinanzi all'uscio; che raccontavano il passato,
ad un tratto si trasformavano ai miei occhi in streghe e vampiri.
I lampioni dalla luce color dell'oro si trasformavano,
non illuminavano più il mio cammino, lo tingevano di rosso sangue,
avevo tutto il corpo tinteggiato di quel color sangue,
rabbrividivo.
Cominciai a correre,
follemente correvo verso il niente,
ma correvo,
tutto divenne una boscaglia intrecciata di sterpi pieni di spine,
alberi che diventavano mostri a più teste si dimenavano al forte vento che li faceva volteggiare.
Correvo,
correvo.
I portoni sembravano aprirsi.
Somigliavano alla pancia della balena.
Facce a me note venivano fuori e sentivo le loro voci a me tanto famigliari per la paura.
Mi sentivo attaccata dai cattivi, i loro intrighi, le loro voci, mi avevano portato nella disperazione in tutti questi anni, cattivi che mi hanno portato via tutto.
Correvo, correvo vedevo le loro facce piene di risa,
mentre blateravano per darmi colpe mai commesse per trattenersi tutto cio che mi avevano preso plagiandomi, portandomi li dove non c'è ragione, psicologicamente inerme, psicologicamente fragile, psicologicamente annientata, psicologicamente nullità.
Correvo, correvo avevo attraversato quasi tutta Via Duomo, passando dalla chiesa di Sant'Andrea senza fermarmi, io che in quella chiesa trovavo pace del cuore, quando mi recavo a pregare in passato.
Mi ritrovai tra gli alberi che circondano i giardini del castello Svevo dedicati ai fratelli Cervi.
Mi fermai lì dinanzi al castello Svevo cominciai ad intravedere la forma quadrangolare con i bastioni pentagonali lanceolati nei quattro spigoli, con i quattro bracci che li uniscono.
Ricominciai a vedere la mia terra, la mia città, piano piano ricominciai a vedere le bellezze artistiche che i miei occhi non vedevano più.
Ma!...
I miei occhi hanno fame d'amore di mamma
Il mio cuore ha fame di carezza di mamma e bambino
La mia mente psicologicamente ferma la,
agli anni della vostra adolescenza
Vi rivedo, ogni momento della mia giornata.
Al mattino quando apro gli occhi,
e intorno a me silenzio,
Mentre preparo la colazione.
Quando m'incammino per andare a lavoro,
vorrei darvi la mano, vi cerco, vi chiamo.
Quando ritorno a casa per preparare il pranzo,
tutti a tavola mi vien voglia di gridare.
Come se la mia voce diventasse fioca,
come se non avessi più fiato.
Come se non avessi più aria
Buon appetito, il vostro vuoto mi annienta.
Come un automa ripulisco.
Come un automa cammino.
Come un automa sopravvivo a cio che di punizione, ho ricevuto dal vostro amore ferito
Ferito dalla nostra conflittualità, un amore ferito.
Psicologicamente devastata, ora l'ossessione mi assale, l'ossessione di non avervi,
l'ossessione che mai più potrò.
Cammino lungo il precipizio per voler cadere giu.
Cammino attraverso il fuoco per lasciarmi bruciare
Le menzogne, le falsità che ho dovuto sopportare sono frutto delle menti contorte che hanno volutamente annientarmi.
Ma spero sempre in Dio, chissà un giorno mi dia la forza di ricominciare il sorriso della Vita
interrotto.
Composta sabato 28 maggio 2011
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