Il lavoro rende liberi?

Un uomo forte disciplina il nostro marciare,
due file ferme stanno ai lati
con gli sguardi fissi,
statue di pietra
col cappotto di stoffa militare.
Volti tutti uguali
unica madre,
unica mano,
unica firma.
Se solo fossi forte
come lo fui nei sogni
uscirei dalla fila
e mi ribellerei.
Ma stritolo fra le dita,
solo il mio antico niente,
il mio non potere.
Ci accompagna,
ognuno,
una colonna sonora
dentro la mente,
insieme ad immagini scure.
Intanto si allontana il cancello d'ingresso
con la sua scritta che balla,
fugge dalle nostre spalle,
perdiamo il senso della via d'uscita
o della via di fuga.
Chi non ha pianto quando era piccolo
ha tenuto in serbo le lacrime per adesso
e le piange tutte.
Composta domenica 3 giugno 2012

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