la paroleria
È andato in pensione da tempo
ma in molti ancora lo ricordano.
Le sapeva cucire,
mettere al posto giusto,
sapeva toglierle
se e dove era necessario,
bastava che vedesse una sola volta il cliente,
sentisse la sua voce,
dove doveva parlare,
a chi e perché
ed in poco tempo tutto era pronto,
parole e toni,
tutto cucito addosso all'oratore.
L'unica cosa che non poteva fare
era farne capire il senso a chi doveva dirle,
ma non era importante
nella democrazia dell'illusione.
Ne aveva tante in bottega,
sepolte sotto i fogli bianchi,
chiuse in barattoli,
attaccate ai muri,
quelle avanzate a qualcuno,
quelle sputate o vomitate,
qualcuna giaceva sul pavimento
sporca di pedate.
Erano tutte pronte all'occorrenza,
vendute a peso oppure a numero,
a volte regalate.
Chi con lui aveva confidenza lo chiamava il sarto parolaio.
Lui non commentava,
padrone del mestiere,
non sprecava mai parole per parlare di se,
ciò che dava agli altri mancava a lui.
Quanti lo devono ringraziare
per le sue parole
perché grazie a loro
chiedendo hanno ottenuto,
raccontando hanno convinto.
È grazie a lui che tanti ragliatori
sono diventati oratori.
Composta domenica 19 agosto 2012
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