la zia sarta

Ho ancora nell'armadio tutti i tuoi capricci,
così tu li chiamavi,
fatti di stoffa filo
colori e tanta fantasia,
e nel cassetto adesso dormono forbici e bottoni.
Se chiudo gli occhi
sento voci di donne nude,
-questo mi rende grassa-
-questo mi dona meno-,
e quel trattare il prezzo
sempre dopo aver chiesto il meglio.
Sento tutti i profumi,
talco ed essenze rare,
e qualche odore
sparso per coprir l'opposto.
Storie origliate di appuntamenti andati male
o a volte troppo bene,
ennesima illusione per qualcuno.
Gli abiti riportati sempre molto stanchi,
a volte rotti perché tolti un po' di fretta,
utili alla conquista,
d'impaccio nel consumo,
a volte qualche macchia
che non andava via.
Gli abiti da togliere veloci
e quelli della "sera che lo lascio",
quasi da lutto.
Quelli per la truffa,
da tenere sempre indosso
per non deludere la vittima di turno.
Che mestiere,
tanta pazienza e tanta psicologia,
arte,
pur senza aver studiato,
cucire ad ognuna quello che va cercando,
e dare sempre la ragione a tutte
come per un abbonamento.
Tu invece,
andata via solo a lavoro fatto,
e tutto in gran silenzio
più per stanchezza
che per limite d'età,
vacanza eterna che non si può rifiutare,
fatta senza valigie
e con un vestito solo,
tu avevi scelto già da tempo,
quello da lavoro.
Composta giovedì 1 novembre 2012

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