Le riflessioni su una notte di lavoro
Ho messo in faccia i trucchi,
quelli migliori,
per nascondere allo specchio
i segni degli anni e dei dolori.
Mi metto l'abito più adatto
ed esco in giro ad ingannare.
Mi adeguo al caso del momento,
c'è chi vuol sesso
e chi solo parlare,
tutto a pagamento.
Sorrido,
comprendo
accarezzo o frusto forte,
basta che in fondo
torni il conto.
Ed alla fine del mio turno di lavoro,
torno fra i quattro muri
e poi mi butto distrutto sul mio letto
e ridivento quello che son da sempre
un uomo in mezzo,
in mezzo da una vita,
diviso fra l'esser uomo e donna,
diviso da una ferita.
Sono un qualcuno che non ho deciso
e m'inchino a chi mi chiama
con la o
o la a finale,
oppure troia o frocio,
così tanto per gradire.
Ed ogni tanto penso
ai tanti ad urlare,
dalle auto di passaggio,
che spesso tornano
a fine di nottata
ma stavolta da soli,
-noi prima scherzavamo,
a me piaci così-
e dopo avere consumato
-lasciami il numero che poi ti chiamo-
E quasi sempre lo dò falso,
chissà perché,
sarà che vado a simpatia,
oppure scambio piccoli spregi
per grandi e sacrosanti atti di giustizia
per la categoria.
Ma comunque sia
di certo è che per un po'
godo del mio potere.
E immagino la scena
con me che mi fermo
quando lo sento preso,
vedo che cambia l'espressione,
che non è più niente,
e quando il suo fiato diventa un gran fiatone,
mi ascolto dire
-adesso basta,
tieniti tutto dentro e vaffanculo -.
Ma so che è solo un sogno,
che se lo faccio
rischio vita e professione
ma lo farei
per la soddisfazione
di rimandare a casa a vuoto
l'ennesimo coglione.
Composta domenica 17 febbraio 2013
Leggi un'altra Poesia Tutti gli Argomenti
Immagini con frasi
Consigliati
Ultimi argomenti inseriti
Commenti