Il comizio commentato dall'operaio lavoratore
Tutti in piedi ad applaudire,
anche se nessuno ha capito cosa ha detto,
ma stava in alto
e questo basta.
E riconosci fra la gente
quelli in carriera
calzoni lisi alle ginocchia,
troppo spesso posate a terra,
a pregare il dio del momento.
E vedi quelli spediti ad ascoltare
non per volere
ma per mestiere,
"quelli che ci sono sempre",
pagati a tempo
ed a rumore.
Mani spellate per gli applausi.
I più esperti hanno imparato
che il loro rumore si confonde con quello degli altri,
e quindi
per farsi notare
salgono sulle sedie
o sulle spalle di chi capita
per applaudire
ed urlare -
bravo evviva -
loro sono quelli bravi.
E poi ci sono i veterani,
sono quelli in prima fila,
lì per far vedere che ci sono,
anche loro hanno ginocchi di ferro
ed i calzoni lisi ai ginocchi,
anche loro hanno il posto assicurato.
Io sono in disparte,
già pronto
con la tuta
e gli attrezzi da lavoro.
Dovrò tapparmi il naso
e ripulire tutto.
Cicche per terra,
foto e lattine,
bottiglie vuote
e bandierine,
ma sopratutto tanta merda.
Anche stasera
come sempre
sentirò i commenti
-come ha parlato bene,
come è bravo,
ci vuole lui per sistemar le cose-.
Ma intanto solo io sto lavorando
e come ho già detto sopra,
questa riunione democratica
ha dato come frutto l'ennesimo quintale
di chiacchiere e bugie
subito diventate tanta merda,
la merda elettorale.
Composta martedì 26 marzo 2013
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