Non è tempo di scrivere e io non ho
che il solco della penna e sotto il foglio.
Un inchiostro facile, un dire fragile
tra voci che confondono, che vanno.
E questo è un anno che trattiene i giorni
li lega al calendario. I volti stanno
lì, per caso. Ci chiedono un appiglio,
lo scompiglio di un'altra primavera.
Quasi non ci fossero, come se
svanissero. Sistemali per poco
qui, con le parole. In qualche stanza
chiusa, in una nuova sera. Una nicchia,
e poi fermarli, e poi imparare a dirli,
a riconoscerli dagli occhi almeno.
Tu, punto a capo senza corpo. Tu
rimedio dell'assenza, poesia.
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