Da te torno a tornare mare!
Ozia sullo scoglio l'uccello marino
un velo fosco l'orizzonte nasconde
un naviglio lento si distanzia;
sonnecchia il vento, l'onda è calma
diradate schiume si spengono
cala e imbruna il giorno cadente.
Mare, stanco di tutto e di niente
ancor a te mio soccorso torno
e una fratellanza ritrovo
se tutto addosso par mi crolli
e dall'impresa del vivere mi dimetto.
Che imperituro ti contamina cuore
che su te aderisce e morde
che ti scombina e l'ago
della bussola di essere dirige,
che oltre lo sguardo vuoto e fisso?
Sono come un suolo spaccato
in uno sverdito sepolcro:
nulla germina nell'arso!
Che mi dissangua e aggruma
in questo pestilenziale stagno
ove sostano impaludati pensieri?
Tramonta, dirupa la luce
cresce l'invaso del buio
si ritirano gesti e parole,
niente oltre l'acedia dirompe.
S'aprisse a rinsanguarmi
un cielo ai raggi della sera
vita in cui più non credo:
oh dimenticare le tariffazioni di pene
le sottrazioni di allegria
la mancanza di irenici abbandoni!
Ravviva e enfatizza me spento mare
di ottimismo empimi salsedine
fomenta e capovolgi il mio animo
che tocca il fondo del nulla
quando ogni luce mente o si spegne
e in me vecchio tutto si stinge,
rialzami da questa infelicità
in cui son disteso e non comprendo:
nei vortici flussi e riflussi
del mio essere solo io non anneghi!
Composta lunedì 3 marzo 2014
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