Scritta da: Poeta Operaio

La mia musa

Corpo molestato d'arpe e lingue bianche.
Corpo messo in palude nel lodo più obliquo.
Che fine ha fatto il cadavere della mia musa?

Nelle labbra le parole producono veleno.
Corpo infinito. Corpo di piscia. Corpo di capriccio
e trappole a ruminare nel catrame.
Tutti i pomeriggi il tuo corpo insiste
fino a strappare le narici,
ad essere muschio, gloria e tenebre.
Le tue mani stropicciano la crosta, la bocca di pietra.

Sono stufo di vedere camminare animali notturni.
Fra le mie dita un corpo chiuso
come lucchetti e candelabri per la tribù.
Nervi e muscoli di nitrato di potassio
marciscono fra gli abbracci.

Anche le statue hanno problemi.
Ai baci non si risponde con baci.
Tutti i pomeriggi,
nelle parole gonfiate di cicuta, il corpo ride.
Dove cazzo è la mia musa?

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