Occhi, mie rassegnate mezzelune,
cui tanto il plenilunio si rinnega,
cerchi soltanto in un cielo di carne.
Magari mi veniste risucchiati
ed usciste bevuti dal pianeta
bianco di freddo gelato del cranio,
dietro la nuca chissà che universi.
Occhi, ma chi v'ha diviso le stanze?
Il cielo mai soffitto pavimento,
sempre e soltanto la stessa parete,
sudando forse in due per voi s'è fatto
e il naso tra di voi fa da separè.
Composta domenica 29 novembre 2015
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