Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
Negli anni che vivevo in terra africana
venne a visitarmi un mozambicano.
Aveva negli occhi un messaggio,
nelle mani la speranza e il candore.
Mi diceva ridendo senza scomporsi:
"Guarda, oggi la terra è molto triste..."

Continuò il discorso con parole vere
sui nuovi padroni su poltrone del potere.
Si ricordava degli europei coloniali
arrivati poveri per diventare avari,
poi gonfiavano le nostre mani
con la palmatoria forata di dolore.

Le nostre strade erano di terra antica
ripulite e messe in sesto ogni anno
da mio padre, le mie e donne e figli.
Erano tempi tristi senza sogni.
Riempivamo le notti al ritmo di tamburi,
danze ancestrali e acquardente amara.

Sognavamo un domani con allegria
ma ancora oggi la terra è triste, sì triste.
Quando arriveranno le case di pietra,
i figli senza vergogna di essere uomini,
le donne piene di vita e senza timori,
con una terra ricca tutta per noi?

Io sto sognando in pieno mezzogiorno,
ripeteva con voce rotta da singhiozzi,
il mondo che vivranno i miei nipoti.
Ma oggi per me la terra è ancora triste.
In casa ho solo farina macinata su pietre.
Il companatico è rimasto anche oggi
nelle case dei ricchi appena arrivati.

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    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
    Riferimento:
    La palmatoria è uno strumento di tortura.

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