Luce, che intravedo dalle finestre
non è di sole ma dell'inizio del giorno
ed io ancora qui a sperare
che questo spaventoso malore possa svanire
e nello smog della città evaporare.
Come fumo e nebbia condensarsi
finché le mie membra non si ammorbidiscano
nel tentativo di rilassarsi.
Stanca di un sonno mancato come fiato in gola
di urli soffocati e di pianti ingoiati nel ventre.
Il passato lacera la carne ma l'anima l'avvelena
soffoca l'estro di una vita intera esistente.
Così, inibita
da ciò che mi lascia restia
continuo la mia vita
fingendo di sentirla mia.
Lasciatemi sognare e vivrò ancora
nel tratto, nelle note e nella parola.
Infrante le foglie di un vento autunnale
schiacciate sotto le scarpe
dell'ego di qualsiasi debole mortale.
Composta sabato 3 dicembre 2016
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