Da quando
Da quando il precariato non ha più lasciato
spazio all'immaginazione,
Da quando, tu, non hai più lasciato casa dei tuoi,
Da quando la fobia dell'impegno non suona più come una scusa,
ma come una causa,
Da quando le responsabilità limitate ti rendono più felice,
Da quando le preoccupazioni le scarichi come barili sugli altri,
Da quando non bevi più, non fumi più, non leggi più, non ridi più...
ti sei praticamente reinventato, così dici.
Ma secondo me non sei più tu.
Da quando il precariato m'ha abbracciata,
lo spazio dell'immaginazione s'è ridotto.
Da quando, tu, hai lasciato casa dei tuoi,
Da quando la fobia del disimpegno è diventata un'altra fobia,
che suona un po' come dover aver sempre paura, ma fin quando
ci sei tu, ogni paura è vinta, ogni mostro s'allontana,
e un po' s'allontana me da te,
che non è più la stessa cosa,
di una freddezza diversa,
di un'abitudine nuova.
Da quando l'incoerenza s'è fatta precariato,
da quando il precariato s'è fatto vuoto di cultura,
non ho preteso più niente, da te,
Un centro di gravità,
la gravità è al centro.
Da quando amare è anche essere amati,
ma l'essere amato è dubbioso sull'amore,
perché l'amore "che cos'è?",
nel dubbio il precariato m'ha salvato.
Non pretendo più niente da te,
ma neanche da me,
che se non fosse stato per te,
avrei creduto nell'amore,
ma da oggi credo al precariato.
Alle cose concrete,
infatti.
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