Nel rasserenante paese
Nel rasserenante paese
abitato da mordenti desideri
nella piazza del cuore
come usavo fare da fanciullo
delle zolle di zuccherò vorrei comprare
e per un po' addolcire l'acre malinconia
che oggi mi tiene compagnia.
Al banco dei canditi sogni
con un tronchetto di liquirizia
rifarmi vorrei l'anima
e assaporare il frutto raro
che afferra il dolce senso del ghiotto
davanti a una gremita fruttiera.
Uomo, chi vorrebbe che il cuore
al dolore si torcesse e la tristezza
amara l'anima facesse?
Ma se chiusa è la credenza
di golose dovizie, se la chiave non hai
e non credi al miracolo che infranga
il vetro blindato che dalla felicità
ti separa, se non disponi di un grimaldello
solo fantasticare sull'ultimo fico secco
ti rimane! Sull'inaccessibile contenuto
che il cristallo dei sogni ti mostra
appena azzardi qualche fantasia,
aspetti che arrivi il sonno sedativo
che anestetizzi le papille gustative
e a tacere metta le tua brame.
Poi quando ti risvegli, ciò che vedi
è solo il vuoto, sospeso nel vuoto
le ali non servono:
mancano le correnti ascensionali!
Così, davanti alla delusa mira
a ruotar, te ne resti in moto circolare.
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