Esecuzione capitale
Perderò la testa
per mastro titta
per uno struggente tramonto
in soffitta.
Vilipeso tra
un sconfitta in trasferta
e il leggendario gra
questo è un popolo in continuo movimento,
in perenne migrazione;
dal senso civico e la buona educazione
agli alti pascoli della più cupa rassegnazione.
Che di ottavi monarchi ne ho piene le tasche
come gli spiccioli di questa fontana
come le ore perse ad una fermata
come a dire "a chi tocca nun sé ngrugna"
porgendo l'altra guancia alla vergogna
se solo mandi giù bocconi amari
e ti rimane un filo di voce impigliato nelle mani.
Ce ne sono di escrementi, di voragini, prestanome e cardinali
neroni che incendiano la rabbia
per questo castello sulla sabbia
chiamato Roma, chiamato urbe
di lupe e volpi poco furbe
per decidere qualcosa di sensato
senza darsi troppe arie su pè l naso.
Non è pasquino che è tornato.
È solo il canto stupido e spaesato
di chi di quest'eterna capitale
n'è ancora tutto sommato innamorato.
Ma lorsignori saran d'accordo
su questo fastidioso corso degli eventi
che qui di fulgido e glorioso
sono rimasti solo i monumenti.
Il barcarolo va contro corrente
parla ma non dice niente,
fra le sponde e i ponti sul biondo incedere
medita che in fin dei conti
ciascuno ha quello che si merita.
"Bonanotte popolo"
l'eco finalmente si risente
"torna a dormì e lassa perde
tutte ste faccenne. Aricordete ora e ancora
che nun ce stà nisuna assoluzione
e che stamo e ce staremo sempre
nell'anno der signore!"
Composta mercoledì 17 gennaio 2018
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