A mia madre
Il portavoce dell'Inconoscibile
Madre perduta, non ci pensò
poi più di tanto ad annunciare
che il filo della tua vita
di lì a poco sarebbe stato reciso.
Il Tempo, dissolutore impietoso,
in più circostanze e a voce alta
tante volte ce lo aveva rammentato.
E così, all'albeggiare di un oscuro senso
Atropo, destata da un tuo gemito,
affilate forbici brandite
muta eseguì il suo ufficio!
Imperterriti, sospinti dall'ineluttabile,
scaraventato fu ognuno nel suo vortice:
tu in quello dei morti, io in quello dei vivi.
Dall'atro fondo, ove bocca sigillata
non rilascia parole e un vello nero
occhi immoti per sempre adombra,
ora e sempre pur mi edifichi un appiglio
perché lungimiranza io riguardi
e da un tenue barlume scoccato
altro respiro riacciuffi il cuore.
Madre, tu non mi parli, non puoi
eppure odo la tua lesa voce che dice:
- Il peggio è passato, ora dormo
di un sonno profondo, tranquillati
nessuno potrà ricacciarmi indietro;
ritrova la tua pace, non dirupare
veglia sul lucignolo del ricordo:
non si spenga! Alla sua luce
ingigantito ancora luccicherà
il mio affetto, io non ti ho lasciato:
come potrei? Toccami, non vedi
che accanto gia ti sono...
Si madre! Altra e più alta gioia
non mi potevi dare!
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