L'inconfessabile
Mi diletta l'intenzionale negligenza
la solerte amnesia della cura di me
Più dell'usanza di lusingar se stessi
mi par vezzo da Narciso languire al
bocciolo maculato del dimenticarsi
l'abbracciare il doppione compatito
il tristo mendicante di questue mai
raccolte, d'oboli rimessi ai generosi
All'umana pietà chiedo peraltro che
faccia come voglio: darmi niente e
afferrare quel ch'è mio, ch'io possa
urlare ai quattro venti quanto ostile
m'è la vita e cattiva l'indole funesta
Così mi compiango e ne ho delizia
e posso dir poeta di quell'altra che
derido beffarda come se non fossi
io.
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