Scritta da: Andrea De Candia
Non potere sapere l'esistenza
di volti con le guance su cui possano
cadere scivolare dolcemente
le lacrime di ogni suo riflesso,
sentire di vertigini aggrappato
alla corda di un raggio teso giù,
discensione ch'è un urlo disumano,
ed il mare ad attenderlo ch'è suolo,
fin dalla caduta della sua nascita,
un suicidarsi col seppellimento,
uno zappare ch'è risucchiamento,
un lutto in superficie ch'è preghiera
che mormora frasi di corpi - l'onde -
corteo che non calpesta la sua bara,
il cimitero è tutta la sua tomba,
la Notte è decomposizione eterna,
è come Dio che si veste di nero
e si piega ad andare nel profondo,
come un padre ch'è interiormente madre.

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