Genova

Sopra le case resta l'ombra

e mentre loro entravano nello snodo,
accovacciati sui guanciali degli abitacoli,
dopo ore di focacce e linimenti,
canti, bronci, lui (esso) laggiù/lassù -
ancora lontano, ancora altissimo -,
strideva, si apriva delicatamente,
fino alla violenza, ci pensava seriamente
accozzaglia dopo accozzaglia,
ricordato da tutto il tempo,
da tutte le voci richiamato indietro,

quasi ponderando
il loro arrivo, il transito
che deve averlo inasprito,
ripugnante inanimato va
oltre il taglio della struttura,
tenue vacillare di sistemi,
retaggio e finezza,
simbolo che attacca,
svela il suo mistero,
la sua molle intimità,
dirompendosi in un pianto
di milioni infinitesimali lacrime

il cui sogno è il miraggio
di sollevare il mondo,
benedirlo per se stesso,
riaverlo indietro, rifarsi,
ergersi e inginocchiarsi
al servizio del cammino,
per i flutti dell'andirivieni,
per il parlottio della maretta,
declino dopo declino...
Composta giovedì 16 agosto 2018

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