A un amico mozambicano
Viveva con il vento
ascoltando nenie antiche
sotto palme del tempo.
Camminava con la pioggia:
un pezzo di pane
con farina di banane
e un ritornello
nato fra la gente.
Dormiva sotto le stelle
con le croci del sud
negli occhi e una canzone
nata guardando i bufali
masticare la notte.
Sognava con l'aurora
nei forti tramonti
col rosso del cuore
e il bianco della morte.
Era mezzo cieco
sotto il sole zambesiano
con la musica nelle vene
e un cristo nelle mani.
Non so più niente
resta solo il suo nome
perduto nei ricordi.
Sulla sua tomba
rumori di tamburi
e una musica senza
ritorno.
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