È sortilegio di cui tu sola godi
Da che addii vennero detti
e deragliò il rapido dei sogni
seppelliti giorni di allegria
cosa è rimasto di un'amore?
- Ho saputo che lui è morto... -
ti diranno chissà quando
ma già da tempo avranno
via il mio feretro portato.
Allora ancora per un poco
di me parlerai da sola
intrattenuta da accorsi ricordi.
Accadrà poi che forse
dall'aldilà squillerà il telefono
e riconoscerai la mia voce:
- L'amore se pur vero non è eterno:
avevi ragione tu, ho avuto torto io! -
e udrai da lì la mia prima bugia.
Per sicumera salterai
ebbra di gioia di sicuro (immagino)
nel sentirmelo ammettere
tu che da viva nessuno davvero
per una vita hai saputo amare
senza un sostegno di ragione.
Con viso beato e narciso
ignara, pur già avvolta viva
dall'erica livida dei morti,
andrai con altri uomini
e ne raccoglierai il seme
sull'erba di un prato
o in una camera d'albergo
e ti sembrerà di aver goduto
di una sborra di emozioni.
Il mio dubbio semovente
è se non da un Dio demente
sia fomentata la tua follia
se il tuo ciclico inganno
non sia come un ripetuto
rigirar alla rovescia
il guanto del tuo destino.
Scambiare letame per un fiore
dire che non luce
ma tenebra diffusa sia il sole
è sortilegio di cui tu sola godi.
-Niente è succedaneo a bene e amore! -
così apprendemmo di certo
noi fenotìpi della specie umana
germinati dal caso e sospinti
per il mondo dall'impeto della vita.
È solo questo languido attonimento
per una esistenza che va in fumo
che incerti rende oggi i nostri passi
in andirivieni tra due sponde:
quella dei vivi e quella dei morti.
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