Scritta da: Fiorella Cappelli

La Guera

Senti, sarò ignorante, nun contesto,
ma, scuseme, viè qua, famme capace,
seconno te la guera cià er pretesto
che s'ha da fa p'assicurà la pace.
Insomma pe' sta in pace su la tera
nun c'è che un modo: s'ha da fa la guera.

Poi c'è quarcuno che te vo spiegà,
a forza de parole e de consiji,
che la guera è 'na gran necessità
pe' la felicità de li tu' flji.
Però che questa è propio 'na bucia
ce n'ho avuto un esempio a casa mia.

In Eritrea ciò perso papà mio,
ner sedici so stato per un pelo
de restà sull'Isonzo e mo er mi' fio
se trova in mezzo a tutto 'sto sfacelo.
Perciò me dico: "Quanno ariveranno
quelli che finarmente goderanno?"

So secoli ch'er nonno e ch'er bisnonno
fanno la guera e imbiancheno coll'ossa
li campi de battaja in tutto er monno.
Mo pe' difesa... mo pe' la riscossa...
poi viè la pace e, appena l'aggustamo,
ecco un antro pretesto e... ciariocamo...

Io me ritengo meno inteliggente
de tanti cervelloni pieni d'arie,
ma dico che la guera è solamente
n'avanzo de li tempi de barbarie
che ce dimostra che, fra tutti quanti,
la civirtà n'ha fatto un passo avanti.

Perché, scusate tanto l'ignoranza
co' la quale m'inchino a quella vostra,
la vittoria pe' me nun cià importanza
perché me dite, in fonno, che dimostra?
Che vince er forte puro si cià torto,
mentre er giusto, si è fiacco, è bello e morto.

Perciò dico: La guera s'ha da fa?
S'ha da morì ammazzati? Nun fa gnente!
Però nun sfotte co' la civirtà,
cor giurà ch'è per bene de la gente.
Ce se sa puro troppo che li stati
n'escheno tutti quanti rovinati.

Curà 'sta razza nostra bella e forte
assetata de pace e de lavoro;
li campi indò se semina la morte
rivedelli ondeggià der grano d'oro
che te promette er pane... che scintilla...
Vedè 'sta gente nostra un po' tranquilla!

Senti co' gioia er rullo der motore
che canta la canzona all'officina
senza dovè sta più cor tremacore
che te porti la stragge e la rovina,
senza più la paura dell'artijo
che strappa er fijo ar padre er padre ar fijo.

Ecco er programma che se deve fa
quanno se vo parlà de CIVIRTA'.

Checco Durante (Aprile 1943)

Traduzione:

La Guerra

Senti, sarò ignorante, non lo nego,
ma scusami, vini qui, fammi capire,
secondo te la guerra ha una giustificazione
che si deve fare per assicurare la pace.
Insomma per stare in pace sulla terra
non c'è che un modo: si deve fare la guerra.

Poi c'è qualcuno che ti vuole spiegare
a forza di parole e di consigli,
che la guerra è una gran necessità
per l'avvenire dei tuoi figli.
Però che questo sia una bugia
Ne ho avuto un esempio a casa mia.

In Eritrea ho perso papà mio,

nel '16 per poco
non morivo sull'Isonzo ed ora mio figlio
si trova in mezzo a tutto sto sfacelo.
Perciò mi dico: "Quando verranno
quelli che finalmente godranno?"

Sono secoli che il nonno ed il bisnonno
fanno la guerra ed imbiancano con le ossa
i campi di battaglia in tutto il mondo.
Ora per difesa... ora per attacco...
poi viene la pace e, appena la gustiamo,
ecco un altro pretesto e... ci risiamo...

Io mi ritengo meno intelligente
di tanti cervelloni pieni di arie,
ma dico che la guerra è solamente
un avanzo dei tempi dei barbari
che ci dimostra che, fra tutti quanti,
la civiltà non ha fatto un passo avanti.

Perché, scusate tanto l'ignoranza
con la quale mi inchino di fronte alla vostra,
la vittoria per me non ha importanza
perché, mi dite in fondo, che dimostra?
Che vince il forte pure se ha torto,
mentre il giusto, se è debole, è bello e morto.

Per questo dico: la guerra si deve fare?
Si deve morire ammazzati? Non fa niente!
Però non sfottere con la scusa della civiltà,
col giurare che è per il bene della gente.
Si sa bene che gli Stati
ne escono tutti quanti rovinati.

Curare questo nostro popolo bello e forte
assetato di pace e di lavoro;
i campi dove si semina la morte
vederli di nuovo ondeggiare di grano d'oro
che promette il pane... che scintilla...
Vedere questa nostra gente un po' tranquilla!
Ascolti con gioia il rombo del motore
che canta la canzone all'officina
senza dover più stare col batticuore
che porti la strage e la rovina,
senza aver più paura dell'artiglio
che strappa il figlio al padre e il padre al figlio.

Questo è il programma che si deve fare
quando si vuol parlare di CIVILTA'.

Immagini con frasi

    Info

    Scritta da: Fiorella Cappelli
    Riferimento:
    Dal libro "Acquarelli" Poesie Romanesche di Checco Durante - Anno 1956 V Edizione - Prefazione di Ceccarius - Acquarelli di Aristide Capanna - Enzo Liberti Editore Lire 100.
    Traduzione a cura di Fiorella Cappelli.
    Dedica:
    Una poesia dell'attore e poeta romanesco Francesco Durante (Checco Durante 1893-1976), grande interprete della romanità, scritta nel 1943, attuale più che mai a ricordare a tutti noi il vero senso della parola "civiltà".

    Commenti

    1
    postato da nanuk, il
    Una bella poesia di Checco Durante, scritta nel 43 è ancora attuale, proprio come scrive l'Autore, il mondo non cambia, appena raggiunta la pace si cerca di fare subito un'altra guerra, così, tanto per farci del male.

    Invia il tuo commento
    Vota la frase:7.30 in 10 voti

    Disclaimer [leggi/nascondi]

    Guida alla scrittura dei commenti