Scritta da: Almus
Tutto ciò che resta
Riposa una quercia secolare
dietro la casa dei giochi
il sole sardonico è stanco
lambisce l'alabastro bianco,
di fiori
solo conforto questi
vecchi mobili e l'odore
d'assenza nei cassetti
di tutte la scartoffie
sulla scrivania
neanche una fotografia
-come è bugiardo il tempo
quando indossa un camice bianco-
adesso, nell'orto di ricchi filari,
nel luogo di fertile attesa
una terzina,
tenace, nel nulla virtuosa,
mi rende il tuo nome:
riposa...
in pace...
Angelina.
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Vaneggiare stanco
Il ragno non mangia le prede
il cane stanco, si siede
si passa senza perdono
sull'acqua santa il piede.
Come trabiccolo di giorno
un monumento senza ricordo
si staglia sempre uguale
dentro la spera del viale...
Vedi il cielo sempre lo stesso
accoglie l'umanità di gesso
vedi dentro le fogne le stanze
è la ricchezza delle parvenze!
Ma in mezzo a quest'acre rumore
che sembra composto di vento
non pensi che intanto si muore
e ce ne sfugge il senso?
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Che speri... poeta!
Stanco riflettere immoto
verde vernice sui colli
osservo, da una finestra scura,
chiare spirali di rondine
nascondono il pianto del cielo.
Che speri
dai vortici rosa
che squarciano il sereno?
M'offende il luccichio
di questa spinosa brossura
senza la quale
è vano
il nostro temperare!
M'offende il sapore amaro
della dimenticanza compressa
dentro stazioni virtuali.
Che sia morta
sotto lo strale digitale
la cara divinità di Montale!?
Che passi allora
di questo infinito tramonto
il rosso soltanto,
di tegole...
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