I piedi di mio padre puzzavano e aveva il sorriso come un mucchio di merda di cane. ogni volta che notavo i peli ispidi irti corti della sua barba dentro al lavandino del bagno pensieri disgustosi si insinuavano nel mio cranio, intuivo porticati gravidi di stolti per l'eternità.
Essere lo stesso sangue di quell'odiato sangue rendeva le finestre intollerabili, e la musica e i fiori e gli alberi brutti. Ma si vive: il suicidio prima dei dieci anni è raro.
Brutali erano le calle brutali il nettare e il bacio brutale la campanella dell'intervallo della scuola. brutali le partite di softball brutali calcio e pallavolo. i cieli erano bianchi e alti, e guardavo le facce dei gioca- tori ed erano stranamente mascherate.
Adesso mangio nelle tavole calde vado a concerti vivo con donne scommetto bevo poto siepi compro automobili ho amici e animali; partecipo a matrimoni funerali incontri di pugilato, pago un'onesta fetta di tasse, faccio la fila nei supermercati, mi pulisco le unghie, taglio i peli lunghi delle narici, mi crogiolo al sole, riparo danni, cerco di non offendere, rido, ascolto i punti di vista dei nemici, telefono ad idraulici e ad avvocati, vengo trainato quando ho un guasto in autostrada, tengo i denti puliti, ricerco eroi, vengo accecato se guardo troppo a lungo il sole.
I piedi di mio padre puzzavano e aveva il sorriso come un mucchio di merda di cane.
Adesso ci sono computer e ancora più computer e presto tutti ne avranno uno, i bambini di tre anni avranno i computer e tutti sapranno tutto di tutti gli altri molto prima di incontrarli e così non vorranno più incontrarli. Nessuno vorrà incontrare più nessun altro mai più e saranno tutti dei reclusi come me adesso.
Lo senti che la terra sta tremando? Lo senti il tuo sguardo che in ritardo si accende alle spalle e tu non lo vuoi vedere? Nel silenzio della notte piangi le grida del mondo ma tu non t'accorgi che non stai vivendo un attimo di quel dolore perché se accendi la candela a tanto male corrisponde tanto amore e ti libreresti in aria con i pesi del tuo intelletto guarderesti il tuo specchio che è il volto del tuo silenzio, di bianca seta l'iride che dall'alto t'osserva e dentro te porta il cielo e tutte le stelle che scruti scrutano te dall'interno. La vedi, la luce che ti chiama? È un cero a forma d'albero il tuo corpo un tempio il tuo cuore una radice che come un muto girasole riflette l'anima della luna e attende l'avvento del sole per portarti dove l'uomo non vuole e impreziosire il tuo sentire di sentieri senza fine. Lo vedi il principio? È dentro te l'inizio infanga il tuo percorso per costruire ali di vetro resistenti alla tempesta del tempo e in un angolo di cuore lavora al tuo avvento che vuoi prendere il timone e salpare in mare aperto a cercare le sirene che ti guidino alla resa che la natura ti chiede o impone è lei che ti cerca oh madre terra ti invita a renderti sacro. Lo senti che la terra sta tremando?
Gli occhi della mia donna non sono come il sole; il corallo è assai più rosso del rosso delle sue labbra; se la neve è bianca, allora i suoi seni sono bigi; se i capelli sono crini, neri crini crescono sul suo capo.
Ho visto rose damascate, rosse e bianche, ma tali rose non le vedo sulle guance; e in certi profumi c'è maggior delizia che non nel fiato che la mia donna esala.
Amo sentirla parlare, eppure so che la musica ha un suono molto più gradito. Ammetto di non aver mai veduto incedere una dea, ma la mia donna camminando calca la terra.
Eppure, per il cielo, credo il mio amore tanto raro quanto qualsiasi donna travisata da falsi paragoni.