Poesie preferite da Alberto Rufino

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Scritta da: Gianni Marcantoni

La campanella dell'intervallo della scuola

I piedi di mio padre puzzavano e aveva il sorriso
come un
mucchio di merda di cane.
ogni volta che notavo i peli ispidi irti corti della sua
barba dentro al lavandino del bagno
pensieri disgustosi si insinuavano nel mio cranio,
intuivo porticati gravidi di stolti per l'eternità.

Essere lo stesso sangue di quell'odiato sangue
rendeva le finestre intollerabili,
e la musica e i fiori e gli alberi
brutti.
Ma si vive: il suicidio prima dei dieci anni
è raro.

Brutali erano le calle
brutali il nettare e il bacio
brutale la campanella dell'intervallo della scuola.
brutali le partite di softball
brutali calcio e pallavolo.
i cieli erano bianchi e alti,
e guardavo le facce dei gioca-
tori
ed erano stranamente mascherate.

Adesso mangio nelle tavole calde
vado a concerti
vivo con donne
scommetto
bevo
poto siepi
compro automobili
ho amici e
animali;
partecipo a matrimoni
funerali
incontri di pugilato,
pago un'onesta fetta di tasse,
faccio la fila nei supermercati,
mi pulisco le unghie,
taglio i peli lunghi delle narici,
mi crogiolo al sole,
riparo danni,
cerco di non offendere,
rido,
ascolto i punti di vista dei nemici,
telefono ad idraulici e ad avvocati,
vengo trainato quando ho un guasto in autostrada,
tengo i denti puliti,
ricerco eroi,
vengo accecato se guardo troppo a lungo il sole.

I piedi di mio padre puzzavano e aveva il sorriso
come un
mucchio di merda di cane.

Dappertutto
è la stessa cosa.
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    Scritta da: Ayesha

    Lo senti il tuo sguardo?

    Lo senti che la terra sta tremando?
    Lo senti il tuo sguardo
    che in ritardo
    si accende alle spalle
    e tu non lo vuoi vedere?
    Nel silenzio della notte
    piangi le grida del mondo
    ma tu non t'accorgi
    che non stai vivendo
    un attimo di quel dolore
    perché se accendi la candela
    a tanto male
    corrisponde tanto amore
    e ti libreresti in aria
    con i pesi del tuo intelletto
    guarderesti il tuo specchio
    che è il volto del tuo silenzio,
    di bianca seta l'iride
    che dall'alto t'osserva
    e dentro te porta il cielo
    e tutte le stelle che scruti
    scrutano te dall'interno.
    La vedi, la luce che ti chiama?
    È un cero a forma d'albero
    il tuo corpo un tempio
    il tuo cuore una radice
    che come un muto girasole
    riflette l'anima della luna
    e attende l'avvento del sole
    per portarti dove l'uomo non vuole
    e impreziosire il tuo sentire
    di sentieri senza fine.
    Lo vedi il principio?
    È dentro te l'inizio
    infanga il tuo percorso
    per costruire ali di vetro
    resistenti alla tempesta del tempo
    e in un angolo di cuore
    lavora al tuo avvento
    che vuoi prendere il timone
    e salpare in mare aperto
    a cercare le sirene
    che ti guidino alla resa
    che la natura ti chiede
    o impone
    è lei che ti cerca
    oh madre terra
    ti invita
    a renderti sacro.
    Lo senti che la terra sta tremando?
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      Scritta da: alessia14

      Gli occhi della mia donna non sono come il sole

      Gli occhi della mia donna non sono come il sole;
      il corallo è assai più rosso del rosso delle sue labbra;
      se la neve è bianca, allora i suoi seni sono bigi;
      se i capelli sono crini, neri crini crescono sul suo capo.

      Ho visto rose damascate, rosse e bianche,
      ma tali rose non le vedo sulle guance;
      e in certi profumi c'è maggior delizia
      che non nel fiato che la mia donna esala.

      Amo sentirla parlare, eppure so
      che la musica ha un suono molto più gradito.
      Ammetto di non aver mai veduto incedere una dea,
      ma la mia donna camminando calca la terra.

      Eppure, per il cielo, credo il mio amore tanto raro
      quanto qualsiasi donna travisata da falsi paragoni.
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