Ho sentito le nuvole fischiare stanotte e tra piccoli lampi fumanti ho atteso in silenzio lo sbarco di un nuovo sole, quanto può essere lunga la notte di un uomo? Tra lotte di grotta e calici d'avorio si fa largo la voce narrante. Quante legioni possiede la mia speranza?
Perditi nel mondo amore mio, senza fretta e con passi incerti fino a far ritorno dove hai perso dove tremavi dove piangevi fallo con occhi spauriti ma senza esitare mai, perché tutte le volte che lambirai offuscata il limbo della follia guarda di lato e mi troverai accanto a te.
Se vuoi lasciarmi fallo pure ma in un giorno di pioggia cosi non mi vedrai piangere Se vuoi lasciarmi fallo pure ma in un giorno di vento cosi non mi vedrai tremare Se vuoi lasciarmi fallo pure ma in un giorno d'autunno cosi non mi vedrai morire.
Poi sei venuta tu, e t'è bastata un'occhiata per vedere dietro quel ruggito, dietro quella corporatura, semplicemente un fanciullo. L'hai preso, hai tolto via il cuore e, così, ti ci sei messa a giocare, come una bambina con la palla. E tutte, signore e fanciulle, sono rimaste impalate come davanti a un miracolo. "Amare uno così? Ma quello ti si avventa addosso! Sarà una domatrice, una che viene da un serraglio"! Ma io, io esultavo. Niente più giogo! Impazzito dalla gioia, galoppavo, saltavo come un indiano a nozze, tanto allegro mi sentivo, tanto leggero.
Vengano infine le alte allegrie, le ardenti aurore, le notti calme, venga la pace agognata, le armonie, e il riscatto del frutto, e il fiore delle anime. Che vengano, amor mio, perché questi giorni son di stanchezza mortale, di rabbia e agonia e nulla.