Dal mio mondo fuori, non ti sento eppure eri tormento che bastava un momento e non brucia più fiamma, sai, l'hai spenta e consunta troppa tua sicurezza e bastava una sola carezza quella che hai scordato di fare prima che sia peccato sul mio corpo rimane solo odore di te che già viene lavato mentre scorre la rabbia per averti anche amato troppo forse o sicuramente ma ora giace senza più vita, questo mio essere un serpente che ora cambia la pelle e ritorna alla vita per vedere le stelle.
Dove e come... forse sbagliavo eppure il massimo e ti volevo un fiume in piena trova sbocco al mare e non chiede se l'acqua serve o può bastare solo una goccia sarò ma va a riempire quello che manca per non morire. Volevo scaldarti con il mio sole riempirti il cuore e l'anima che non conosceva amore e mi sei entrato ancora senza poterti frenare lasciandomi un indelebile segno dal profondo grida e vuole la certezza forse volevo... ma sai che mi basta solo una carezza.
Nelle mie poesie troverai me, quello che ho avuto la mia storia in frasi scritte ed in quelle solo pensate perché il coraggio a volte l'ho perduto.
Ricordi che volevo mettere da parte cicatrici che fanno ancora male ma in quello specchio ci sono sempre io mentre il tempo passa e mi riconosco nelle giornate tristi come d'autunno in un intricato bosco...
Forse ho sbagliato nel concedermi troppo nell'amplificare i sentimenti nel confidare tutti i miei tormenti nel riporre fiducia a chi non meritava sono qui a fare il mea culpa non volevo certo farmi dire brava...
Nonostante tutta l'esperienza non riesco a cambiare agisco sempre in buona fede e metto al primo posto la speranza.
Molto è scivolato sul mio viso ma qualche ruga segna ogni passaggio ho trovato alla fine un comodo posto e mi sono fermata non era certo il mio sogno mi sono adattata la vita spesso non ti fa scegliere come tu vorresti ma ti fa sognare ancora come potresti... ed io ho trovato nello scrivere e nella fantasia per fortuna un'altra via...
Ogni anno puntuale c'è la potatura dell'olivo. Intorno alla mia casa in cima alla collina un simpatico vecchietto ogni mattina ci svegliava di buon'ora: oi signù s'è fattu juorn ca ce stà Giuann. Tutti all'erta che è arrivato non facciamoci trovare impreparati ecco o vin l'haj purtat e dov'è quel suo bicchiere? Presto sai che deve bere questo è l'unico suo vizio e vuoi mettere lo sfizio... Cominciava a far baccano alle cinque appena l'alba e poi pronta la bisaccia: ne signò la si tajata la saciccia voju pur la frittata che me faccio na magnata... Quella era colazione per un vecchio ultra ottantenne guai a togliergli il suo vino "rosso sangue chiglu buon". Lavorava tutto il giorno sempre col bicchiere in mano "gliu dottor ha ritt chianu Su nu bicchier agl juorn ma se chell ca me resta è sta stozza e stu vinello vogliu murì buon e nu poc stunat nun me ce fa pensà mo me veress n'goppa a chesta pianta quann m'ha raccumannat de nun lavurà dottò; gli aggie rispuosto è meju a beve vino e a magnà ca può, può pur faticà ancora nun si capit ca voju murì cu stu bicchiere n'mano ca m'aiuta a campà. Uoje m'è rimast sul chest at cos nun pozz chiù ca nun me fir e tu mo vuò levà... ma lassa fà.
La mia casa era circondata da un grande giardino dove la nonna piantava fiori la gente dei palazzi intorno, si affacciava fuori ed io di questa cosa ero un po' gelosa, godendo del nostro angolino. Una palma al centro, alta e fiera cresceva con la sua folta chioma tanta ombra faceva. la nonna sotto aveva messo un tavolino lì raccontavamo favole, era proprio bello il nostro giardino. Su una delle sue grandi foglie aveva fatto un nido un timido uccellino che la mattina si sentiva cantare. Un giorno tutta quella gente protestò per la chioma dell'albero che a dismisura cresceva la palma per dispetto, fecero tagliare. Io disperata la vedevo cadere, tra le sue foglie volevo morire... Raccolsi il nido del povero uccellino, lo posi dentro una gabbia d'oro ma come potevano vincere loro più ci pensavo e più mi arrabbiavo. La mia infanzia mi han tolto un pezzo del mio cuore, con l'albero divelto con me cresceva e dalla mia finestra sentivo che cantava l'uccellino. Quei maledetti... Li avrei seppelliti tutti sotto il mio giardino.
Per sempre, in alto, dove nessuno può arrivare felice di volare attraversare nuvole, sole e tempeste mai mi fanno male perché sola mi sono promessa di sfidare crescere i miei piccoli senza farmi aiutare ed imboccarli fino a vederli crescere capaci di aprire le forti ali ed andare... vedo le montagne e pianure immense, il mare felice di provare fin dove voglio arrivare il coraggio non manca solo librarmi in volo e salutare il mondo da quassù non può far male e quando decido di scendere devono solo tremare.
Seguirò la strada promesso, nella tua stessa direzione a volte guarderò sconsolata il paesaggio ma hai scelto tu solo dove andare io starò al finestrino e con la mano fuori a sentire il vento. Qualche parola detta solo per non addormentarmi a volte per ferirmi e non posso scappare dovrei aprire lo sportello e lasciarmi cadere troppo pericoloso, tu continua a guidare voglio proprio vedere dove mi vuoi portare. Decido allora per distrarmi di accendere la radio per non ascoltarti a volte troppo lungo questo viaggio che ci ha fatto invecchiare e la strada mi sembra lunghissima da percorrere non vedo l'ora di scendere e camminare spero da sola... per un po' ecco un incrocio, un bar che fretta di scendere e respirare forse rimango qui, fingo di sentirmi male non voglio sentirmi costretta in un viaggio che non volevo fare.
Scorro tra le mani ancora il desiderio che mi separa ora per ora l'ansia di saperti lì e immaginarti sola allevia la mia tristezza come vorrei per una volta sola avvicinarmi a te sogno che non mi lascia e vola... Labbra che cercano e vogliono il dolce della tua bocca Il respiro e l'anima che ne conviene ma tutto e la distanza mi trattiene e nel toccarti il contorno del tuo viso sfioro quello che vorrei mio la voglia di averti qui vicino cresce e dovrei io... lasciarti con un addio per non soffrire e dire basta, non ti voglio sentire ma nell'attesa di un tuo ripensamento voglio restare, meglio morir d'amore in un momento che non avere niente e non cercare un giorno forse e non in sogno... sarai mia.
Passerò il resto della vita a pentirmi per averti detto basta... ma umiliarmi fino in fondo non è possibile e confondo sentimento e ragione prima di essere tra le tue braccia per poi sentirmi in prigione schiava di te che chiami ed io che aspetto le tue mani ancora non sono sicura e come mi ami... una volta ancora sentirò: rimani... poi ti lascerò sarà come morire un po'.
Per una volta stai a sentire ascoltami e non intervenire come tu sai fare avrò anch'io qualcosa da dire per te meglio non parlare potrei ferire... Non sono un gioco e non ho una carica infinita ho un'anima e una vita con te per sempre stabilita I giorni scanditi dalle tua voglia come il vento le tue parole ed io la tua foglia... Un giorno forse stanca mi staccherò dal ramo che mi tiene farò a meno della tua linfa ma sicuramente cadrò ai tuoi piedi e aspetterò di trasformarmi in humus per ritornare a te....