Poesie inserite da Antonella Marotta

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Scritta da: Antonella Marotta
Magra dagli occhi lustri, dai pomelli
accesi,
la mia anima torbida che cerca
chi le somigli
trova te che sull'uscio aspetti gli uomini.

Tu sei la mia sorella di quest'ora.

Accompagnarti in qualche trattoria
di passoporto
e guardarti mangiare avidamente!
E coricarmi senza desiderio
nel tuo letto!
Cadavere vicino ad un cadavere
bere dalla tua vista l'amarezza
come la spugna secca beve l'acqua!

Toccare le tue mani i tuoi capelli
che pure a te qualcuno avrà raccolto
in un piccolo ciuffo sulla testa!
E sentirmi guardato dai tuoi occhi
ostili, poveretta, e tormentarti
domandandoti il nome di tua madre...

Nessuna gioia vale questo amaro:
poterti far piangere, potere
piangere con te.
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    Scritta da: Antonella Marotta
    Taci anima mia. Son questi i tristi giorni in cui senza volontà si vive,
    i giorni dell'attesa disperata.
    Come l'albero ignudo a mezzo inverno
    che s'attriste nella deserta corte
    io non credo di mettere più foglie
    e dubito d'averle messe mai.
    Andando per la strada così solo
    tra la gente che m'urta e non mi vede
    mi pare d'esser da me stesso assente.
    E m'accalco ad udire dov'è ressa
    sosto dalle vetrine abbarbagliato
    e mi volto al frusciare d'ogni gonna.
    Per la voce d'un cantastorie cieco
    per l'improvviso lampo d'una nuca
    mi sgocciolano dagli occhi sciocche lacrime
    mi s'accendon negli occhi cupidigie.
    Chè tutta la mia vita è nei miei occhi:
    ogni cosa che passa la commuove
    come debola vento un'acqua morta.

    Io son come uno specchio rassegnato
    che riflette ogni cosa per la via.
    In me stesso non guardo perché nulla
    vi troverei...

    E, venuta la sera, nel mio letto
    mi stendo lungo come in una bara.
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      Scritta da: Antonella Marotta
      Svegliandomi il mattino, a volte provo
      sì acuta ripugnanza a ritornare
      in vita, che di cuore farei patto
      in quell'istante stesso di morire.

      Il risveglio m'è allora un altro nascere;
      ché la mente lavata dall'oblio
      e ritornata vergine nel sonno
      s'affaccia all'esistenza curiosa.
      Ma tosto a lei l'esperienza emerge
      come terra scemando la marea.
      E così chiara allora le si scopre
      l'irragionevolezza della vita,
      che si rifiuta a vivere, vorrebbe
      ributtarsi nel limbo dal quale esce.

      Io sono in quel momento come chi
      si risvegli sull'orlo d'un burrone,
      e con le mani disperatamente
      d'arretrare si sforzi ma non possa.

      Come il burrone m'empie di terrore
      la disperata luce del mattino.
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        Scritta da: Antonella Marotta
        Adesso che placata è la lussuria
        sono rimasto con i sensi vuoti,
        neppur desideroso di morire.
        Ignoro se ci sia nel mondo ancora
        chi pensi a me e se mio padre viva.
        Evito di pensarci solamente.
        Chè ogni pensiero di dolore adesso
        mi sembrerebbe suscitato ad arte.
        Sento d'esser passato oltre qual limite
        nel qual si è tanto umani per soffrire,
        e che quel bene non m'è più dovuto,
        perché soffrire la colpa è un bene.

        Mi lascio accarezzare dalla brezza,
        illuminare dai fanali, spingere
        dalla gente che passa, incurioso
        come nave senz'ancora né vela
        che abbandona la sua carcassa all'onda.
        Ed aspetto così, senza pensiero
        e senza desiderio, che di nuovo
        per la vicenda eterna delle cose
        la volontà di vivere ritorni.
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          Scritta da: Antonella Marotta
          I miei occhi implacabili che sono
          sempre limpidi pure quando piangono
          Amicizia non vale ad ingannare.
          Quando parliamo troppo forte o quando
          d'improvviso taciamo tutti e due,
          vedono essi il male che ci rode.
          Col rumor della voce noi vogliamo
          creare fra noi quel che non è;
          quando taciamo non sappiam che dirci
          ed apre degli abissi quel silenzio.
          Allacciarci non giova con le braccia
          se distinti restiamo ai nostri occhi.

          A ingannarli non vali neppur tu,
          Dolore. Quando allenti la tua stretta,
          il mio padre e le mia sorella anch'esse
          s'allontanano paurosamente.

          Certe volte vedendo una bestiola
          che lecca una bestiola e gioca seco,
          mi morde il cuore una crudele invidia.

          Con gli occhi vedo che mi sei negata,
          gioia di voler bene a quelcheduno.
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            Scritta da: Antonella Marotta
            Mi desto dal penoso sonno solo
            nel cuore della notte.
            Tace intorno
            la casa come vuota e laggiù brilla
            silenzioso coi suoi lumi un porto.
            Ma sì freddi e remoti son quei lumi
            e sì alto il silenzio nella casa
            che mi levo sui gomiti in ascolto.
            Improvviso terrore mi sorprende
            il fiato e allarga nella notte gli occhi:
            separata dal resto della casa
            separata dal resto della terra
            è la mia vita ed io son solo al mondo.

            Poi il ricordo delle trite vie
            e dei nomi e dei volti consueti
            emerge come spiaggia da marea
            e di me sorridendo mi riadagio.

            Ma svanita col sonno la paura,
            un gelo in fondo all'anima rimane:
            io tra gli uomini vado
            curioso di lor ma come estraneo;
            ed alcuno non ho nelle cui mani
            metter le mani
            e col quale di me dimenticarmi.
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              Scritta da: Antonella Marotta
              A volte mentre vado al sole
              e gli aspetti del mondo accolgo e il cuore
              quasi m'opprime l'amorosa ressa,
              ombra il sole ecco farsi l'ombra, gelo.

              Un cieco mi par d'essere che va
              lungo la sponda d'un immenso fiume.
              Scorrono sotto l'acque maestose;
              ma non le vede lui: il poco sole
              lui si prende beato. E se gli giunge
              a tratti mormorar d'acque, lo crede
              ronzio d'orecchi illusi.

              Perché a me par vivendo questa mia
              povera vita, un'altra rasentarne
              come nel sonno; e che quel sonno sia
              la mia vita presente.

              Un vago sentimento allor mi coglie,
              uno sgomento pueril.
              Mi siedo
              dove sono, sul ciglio della strada,
              miro il misero mio angusto mondo
              e carezzo con man che trema l'erba.
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                Scritta da: Antonella Marotta
                A volte sulla sponda della via
                preso da infinito scoramente
                mi seggo; e dove vado mi domando,
                perché cammino. E penso la mia morte
                e mi vedo già steso nella bara
                troppo stretta fatoccio inanimato...

                Quant'albe nasceranno ancora al mondo
                dopo di noi!
                Di ciò che abbiam sofferto
                di tutto ciò che in vita ebbimo a cuore
                non rimarrà il più piccolo ricordo

                Le generazioni passan come
                onde di fiume...

                Una mortale pesantezza il cuore
                m'opprime.
                Inerte vorrei esser fatto
                come qualche antichissima rovina
                e guardare succedersi le ore,
                e gli uomini mutare i passi, i cieli
                all'alba colorirsi, scolorirsi
                a sera...
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                  Scritta da: Antonella Marotta
                  Sempre assorto in me stesso e nel mio mondo
                  come in sonno tra gli uomini mi muovo.
                  Di chi m'utra col braccio non m'accorgo,
                  e se ogni cosa guardo acutamente
                  quasi sempre non vedo ciò che guardo.
                  Stizza mi prende contro chi mi toglie
                  a me stesso. Ogni voce m'importuna.
                  Amo solo la voce delle cose.
                  M'irrita tutto ciò che è necessario
                  e consueto, tutto ciò che è vita,
                  m'irrita come il fuscello la lumaca
                  e com'essa in me stesso mi ritiro.

                  Chè la vita che basta agli altri uomini
                  non basterebbe a me.
                  E veramente
                  se un altro mondo non avessi, mio,
                  nel quale dalla vita rifugiarmi,
                  se oltre le miserie e le tristezze
                  e le necessità e le consuetudini
                  a me stesso non rimanessi io stesso,
                  oh come non esistere vorrei!
                  Ma un'impressione strana m'accompagna
                  sempre in ogni mio passo e mi conforta:
                  mi pare di passare come per caso
                  da questo mondo...
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                    Scritta da: Antonella Marotta
                    Ora che non mi dici niente, ora
                    che non mi fai godere né soffrire,
                    tu sei la consueta dei miei giorni.
                    Assomigli ad un lago tutto uguale
                    sotto un cielo di latta tutto uguale.
                    Assonnato mi muovo sulla riva.
                    Non voglio non desider, neppure
                    penso.
                    Mi tocco per sentir se sono.
                    È l'essere e il non esser, come l'acqua
                    e il cielo di quel lago si confondono.
                    Diventa il mio dolore quel d'un altro
                    e la vita non è né lieta né triste.
                    T'odio, compagna assidua dei miei giorni,
                    che alla vita non mi sottrai, facendomi
                    come il sonno una cosa inanimata,
                    ma me la lasci solo rasentare.
                    Poiché son rassegnato a viver, voglio
                    che ad ogni ora del dì mi pesi sopra,
                    mi tocchi nella mia carne vitale.
                    Voglio il Dolore che m'abbranchi forte
                    e collochi nel centro della Vita.
                    Ora che non mi dici niente, ora
                    che non mi fai godere né soffrire,
                    io rassegnato aspetto che tu passi.
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