Le migliori poesie inserite da Antonella Marotta

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Scritta da: Antonella Marotta
Magra dagli occhi lustri, dai pomelli
accesi,
la mia anima torbida che cerca
chi le somigli
trova te che sull'uscio aspetti gli uomini.

Tu sei la mia sorella di quest'ora.

Accompagnarti in qualche trattoria
di passoporto
e guardarti mangiare avidamente!
E coricarmi senza desiderio
nel tuo letto!
Cadavere vicino ad un cadavere
bere dalla tua vista l'amarezza
come la spugna secca beve l'acqua!

Toccare le tue mani i tuoi capelli
che pure a te qualcuno avrà raccolto
in un piccolo ciuffo sulla testa!
E sentirmi guardato dai tuoi occhi
ostili, poveretta, e tormentarti
domandandoti il nome di tua madre...

Nessuna gioia vale questo amaro:
poterti far piangere, potere
piangere con te.
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    Scritta da: Antonella Marotta
    I miei occhi implacabili che sono
    sempre limpidi pure quando piangono
    Amicizia non vale ad ingannare.
    Quando parliamo troppo forte o quando
    d'improvviso taciamo tutti e due,
    vedono essi il male che ci rode.
    Col rumor della voce noi vogliamo
    creare fra noi quel che non è;
    quando taciamo non sappiam che dirci
    ed apre degli abissi quel silenzio.
    Allacciarci non giova con le braccia
    se distinti restiamo ai nostri occhi.

    A ingannarli non vali neppur tu,
    Dolore. Quando allenti la tua stretta,
    il mio padre e le mia sorella anch'esse
    s'allontanano paurosamente.

    Certe volte vedendo una bestiola
    che lecca una bestiola e gioca seco,
    mi morde il cuore una crudele invidia.

    Con gli occhi vedo che mi sei negata,
    gioia di voler bene a quelcheduno.
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      Scritta da: Antonella Marotta
      Adesso che placata è la lussuria
      sono rimasto con i sensi vuoti,
      neppur desideroso di morire.
      Ignoro se ci sia nel mondo ancora
      chi pensi a me e se mio padre viva.
      Evito di pensarci solamente.
      Chè ogni pensiero di dolore adesso
      mi sembrerebbe suscitato ad arte.
      Sento d'esser passato oltre qual limite
      nel qual si è tanto umani per soffrire,
      e che quel bene non m'è più dovuto,
      perché soffrire la colpa è un bene.

      Mi lascio accarezzare dalla brezza,
      illuminare dai fanali, spingere
      dalla gente che passa, incurioso
      come nave senz'ancora né vela
      che abbandona la sua carcassa all'onda.
      Ed aspetto così, senza pensiero
      e senza desiderio, che di nuovo
      per la vicenda eterna delle cose
      la volontà di vivere ritorni.
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        Scritta da: Antonella Marotta
        Ora che non mi dici niente, ora
        che non mi fai godere né soffrire,
        tu sei la consueta dei miei giorni.
        Assomigli ad un lago tutto uguale
        sotto un cielo di latta tutto uguale.
        Assonnato mi muovo sulla riva.
        Non voglio non desider, neppure
        penso.
        Mi tocco per sentir se sono.
        È l'essere e il non esser, come l'acqua
        e il cielo di quel lago si confondono.
        Diventa il mio dolore quel d'un altro
        e la vita non è né lieta né triste.
        T'odio, compagna assidua dei miei giorni,
        che alla vita non mi sottrai, facendomi
        come il sonno una cosa inanimata,
        ma me la lasci solo rasentare.
        Poiché son rassegnato a viver, voglio
        che ad ogni ora del dì mi pesi sopra,
        mi tocchi nella mia carne vitale.
        Voglio il Dolore che m'abbranchi forte
        e collochi nel centro della Vita.
        Ora che non mi dici niente, ora
        che non mi fai godere né soffrire,
        io rassegnato aspetto che tu passi.
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          Scritta da: Antonella Marotta

          Io che come un sonnambulo cammino

          Io che come un sonnambulo cammino
          per le mie trite vie quotidiane,
          vedendoti dinanzi a me trasalgo.

          Tu mi cammini innanzi lenta come
          una regina.
          Regolo il mio passo
          io subito destato dal mio sonno
          sul tuo ch'è come una sapiente musica.
          E possibilità d'amore e gloria
          mi s'affacciano al cuore e me lo gonfiano.
          Pei riccioletti folli d'una nuca
          per l'ala d'un cappello io posso ancora
          alleggerirmi della mia tristezza.
          Io sono ancora giovane, inesperto
          col cuore pronto a tutte le follie.

          Una luce di fa nel dormiveglia.
          Tutto è sospeso come in un'attesa.
          Non penso più. Sono contento e muto.
          Batte il mio cuore al ritmo del tuo passo.
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            Scritta da: Antonella Marotta
            Ed amai nuovamente; e fu di Lina
            dal rosso scialle il più della mia vita.
            Quella che cresce accanto a noi, bambina
            dagli occhi azzurri, è dal suo grembo uscita.

            Trieste è la città, la donna è Lina,
            per cui scrissi il mio libro di più ardita
            sincerità; né dalla sua fu fin ad oggi mai l'anima partita.

            Ogni altro conobbi umano amore;
            ma per Lina torrei di nuovo un'altra
            vita, di nuovo vorrei cominciare.

            Per l'altezze l'amai del suo dolore;
            perché tutto fu al mondo, e non mai scaltra,
            e tutto seppe, e non se stessa, amare.
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              Scritta da: Antonella Marotta
              A volte mentre vado al sole
              e gli aspetti del mondo accolgo e il cuore
              quasi m'opprime l'amorosa ressa,
              ombra il sole ecco farsi l'ombra, gelo.

              Un cieco mi par d'essere che va
              lungo la sponda d'un immenso fiume.
              Scorrono sotto l'acque maestose;
              ma non le vede lui: il poco sole
              lui si prende beato. E se gli giunge
              a tratti mormorar d'acque, lo crede
              ronzio d'orecchi illusi.

              Perché a me par vivendo questa mia
              povera vita, un'altra rasentarne
              come nel sonno; e che quel sonno sia
              la mia vita presente.

              Un vago sentimento allor mi coglie,
              uno sgomento pueril.
              Mi siedo
              dove sono, sul ciglio della strada,
              miro il misero mio angusto mondo
              e carezzo con man che trema l'erba.
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